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L’EUROPEO TRA PAURE E SPERANZE - di Mons. Pero Sudar

 

Introduzione

Parlare di Dio in relazione all’uomo non è facile, perché si tratta dell’incontro di due misteri, che non potrà mai essere scrutato fino in fondo. In questo campo bisogna muoversi con estrema delicatezza e rispetto, dato che siamo in grado di osservare solo le manifestazioni esterne di questo fenomeno che, nella sua essenza, appartiene alla sfera spirituale. Parlare della mutua relazione tra Dio e un continente è ancora più difficile. Specialmente, se si tratta di un Continente che fatica a definire, non soltanto la propria identità culturale e religiosa, ma addirittura quella geografica. L’Europa oggi è un focolaio di contrasti e di tensioni ideologiche, le cui indole ed intenzioni sono alquanto dubbiosi. Eppure, bisogna parlare proprio di Dio e dell’Europa. E sono molto grato agli organizzatori di questa Tavola di riflessione per avermi dato la possibilità di prendervi parte.

Di questo tema di capitale, per non dire in un certo senso, decisiva importanza, sia per la sua incisività sia per la sua attualità, bisognerebbe far parlare solo i veri esperti. Sapendo che lo sono gli eminenti ospiti di questa Tavola, io mi permetto una riflessione del tutto personale e perciò semplice. Essa è il frutto dell’esperienza di uno che ha avuto la grazia di gustare il sapore genuino dell’eredità della misteriosa “coabitazione” tra Dio e l’Europa, ma anche la disgrazia di essere stato costretto ad assaggiare la velenosa amarezza del tragico tentativo di cacciare Dio dall’Europa. Ogni sapore che proviamo con “la lingua” dell’anima ci costringe a chiederci della sua provenienza e dei suoi effetti. In questa riflessione tento di indicare un’Europa con Dio e a provare ad immaginarla davvero senza Dio. Mi sembra che tutti coloro che si sentono europei dovrebbero sentirsi sfidati, oggi più che mai, a riflettere ed agire perché l’Europa diventi ciò che deve essere.

 

1.Dio in Europa

Anche una minima conoscenza della storia dell’Europa, come del resto di tutta l’umanità, ci testimonia che questa nostra bellissima parte del globo terrestre, è cresciuta sin da piccola alla presenza di Dio, anche attraverso diversissime forme di “dei”. La sua cultura e la sua civilizzazione sono inseparabilmente connesse all’instancabile ricerca di Dio. Le domande di fondo chi sono, da dove vengo, dove mi trovo e dove vado hanno costretto il genere umano a tentare, anche da solo, l’indispensabile ma nello stesso tempo impossibile passo verso l’al di là. Chiuso nella logica dell’illogico cerchio della necessità ed impossibilità a varcare l’abisso tra materia e spirito, tra paura e speranza, tra morte e vita e, addirittura, tra se stesso e Dio, l’uomo non ha esitato a ridurre tutto a misura delle proprie capacità. Quando gli è sembrato di non poter salire fino a Dio, l’uomo ha fatto scendere gli dei fabbricandoli a misura della propria fantasia.

1.1. Gli dei in Europa

Le prime tracce che l’uomo ha lasciato sulle pareti delle grotte in cui abitava fanno capire che da sempre egli aveva i suoi dei. Tutti i popoli che abitavano il territorio europeo avevano i loro dei, di cui noi oggi siamo, forse, tentati di meravigliarci. Ma attenti! In ogni caso, si può e si deve dire che l’uomo in Europa non ha mai vissuto dando le spalle a Dio. Certo, non di rado ha capito ed immaginato il suo dio in modi e forme che a noi oggi sembrano piuttosto ridicoli. Però, stupisce la profondità del pensiero che troviamo fin dagli antichi Greci, ancora prima di aver sentito parlare san Paolo sul loro Dio ignoto (At 17,24). Già lui li considera molto timorati degli dei (At 17,21). Uno dei loro filosofi scriveva: Se ci si persuadesse, come si dovrebbe, di questa verità, che noi veniamo tutti in ultima istanza da Dio, e che Dio è il padre degli uomini e degli dei, io credo che nessuno avrebbe di se stesso un pensiero vile o basso (Epitteto, Diatriscai, I,3,1). Non si potrebbe interpretare tutto questo lungo cercare Dio come un permanente grido dell’umanità se tu squarciassi i cieli e scendessi (Is 63,19)!?

1.2. Dio in Europa

Il Dio di Abramo… si è dimostrato come vero Dio prima di tutto perché si muove a compassione del suo popolo (Gl 2,18). Spinto da questa compassione, Egli si è rivelato come Amore, che davvero ha squarciato i cieli ed è sceso in mezzo a coloro ai quali non si è stancato di parlare molte volte e in diversi modi (Eb 1,1). Ed è proprio da lì, dalla grotta da cui è stato gridato e invocato, che è cominciata - e non si sa quando avrà fine – la splendida avventura e nello stesso tempo il vero dramma dell’incontro tra Dio e la sua immagine chiamata uomo. Infatti, proprio la maniera in cui Dio è sceso e la via che ha intrapreso venendo in cerca della sua immagine agli antenati dell’europeo di oggi, a causa della inclinazione ad affidarsi troppo alla propria ragione, in un primo momento, apparve loro come stoltezza (1Cor 1,23). Nonostante ciò, questo pensiero non è durato a lungo, perché proprio essi, nell’immagine di Dio rivelato in Gesù Cristo, hanno riconosciuto la propria grandezza. Senza la rivelazione e la fede che il mistero di Dio è composto da Persone e che l’uomo è stato creato a immagine di Dio (Gen 1,27), il genere umano non avrebbe mai capito il valore e la grandezza dell’uomo in quanto persona. Solo Dio stesso può misurare tutta la grazia di cui l’umanità, l’Europa prima di tutti, ha beneficiato da questa dottrina liberatrice! Dato che questa verità fondamentale viene ignorata e disprezzata anche dai cristiani, mi pare molto importante di tenerla sottolinearla con vigore.

1.3. Dio e la dignità della persona

Chi può, in maniera ragionevole, affermare che senza il Vangelo e la cristianità, ancora oggi in Europa e nel mondo intero al posto della democrazia e della libertà non regnerebbe l’ordine pubblico della schiavitù istituzionale? Certo, non abbiamo nessun bisogno di fare delle lunghe dispute elaborando gli argomenti di questa tesi. Basta ricordare il fatto che addirittura Aristotele, quale maggiore pensatore dell’era pre-cristiana, sosteneva che lo schiavo partecipa dell’umana intelligenza sino allo stadio delle percezioni immediate, ma non giunge a quello della riflessione matura (Politica, 1254b). Allora, solo qualcosa in più rispetto agli animali! Questa concezione filosofica giustificava la dottrina giuridica secondo cui una grande parte del genere umano istituzionalmente e giuridicamente fu ridotta al livello delle cose, vale a dire incapace di essere sui iuris, ma proprietà degli altri. Il padrone poteva liberamente disporre del suo schiavo.

1.4. Teologia della persona

In questo contesto scrive san Paolo a un padrone il cui schiavo era fuggito: Te l’ho rimandato…non più però come schiavo ma … come un fratello carissimo (Fm 16) perché dopo Cristo non c’è più giudeo né greco; non c’è più né schiavo né libero (Gal 3,28). Questo salto qualitativo, questa grande rivoluzione nella storia umana, non era avvenuto grazie al ragionamento penetrante di Saulo di Tarso, ma grazie alla fede di Paolo di Damasco in Cristo, che è immagine del Dio invisibile (1 Col 1,15). Proprio da lì comincia un nuovo mondo, le cui radici hanno penetrato profondamente il suolo europeo, dandogli l’anima. Questa fede ha fatto capire e riconoscere che ogni uomo è persona (S. Agostino, De Trinitate, XV,7,1) e che la persona, per sua natura, vale più che il mondo intero (Lattanzio, Divinae Institutiones, III, 22) perché significa quanto di più nobile c’è nell’universo (S. Tommaso, S. Th., I, q. 29, a.3) e per questo nessuno ha il diritto… di usarne come di un mezzo, neppure Dio suo creatore (K. Wojtyla, Amore e responsabilità, Torino 1980, p. 15). Anche con questa limpida dottrina sull’uomo come persona, l’autentica liberazione dell’uomo era ed è tutt’oggi l’impresa più difficile, in tutti gli ambienti. Non escluso quello ecclesiale! Però, senza questa dottrina, questa impresa non avrebbe mai avuto luogo, semplicemente perché non avrebbe mai avuto un senso!

1.5. Dio e l’umanesimo europeo

Su questa dottrina sulla persona umana, come sul suo fondamento, è stato costruito il palazzo spirituale dell’umanesimo europeo, nel quale con serenità poteva abitare la nobile anima dell’Europa. Questa anima nobile, in tutta la sua povertà e semplicità, era costituita da tutti i cittadini europei che con la fede in Dio hanno riconosciuto la propria anima. Oggi possiamo pensare come vogliamo, però lo splendido patrimonio culturale di cui siamo eredi, il genuino umanesimo di cui è impregnato e la intuibile passione con cui è stato creato, non si lascia nè negare nè sottovalutare. L’aneddoto sullo scalpellino delle statue della cattedrale di Milano, in tutta la sua semplicità, ci aiuta a capire più di un intero moderno trattato. Dopo aver sentito la domanda su a che cosa servisse darsi tanto lavoro per perfezionare tante piccole statue in alto, quando tanto nessuno da sotto avrebbe potuto vederle, l’artista risponde: “Ma Qualcuno da su le vede esattamente!”. E questo atteggiamento non era tipico solo della gente comune. Non posso vincere la tentazione di leggervi un brano delle Esortazioni al figlio di santo Stefano, re e patrono d’Ungheria, scritte all’inizio dell’undicesimo secolo. Lui scrive: Figlio mio carissimo, dolcezza del mio cuore, speranza della mia futura discendenza, ti scongiuro e ti comando di farti guidare in tutto e per tutto dall’amore, e di essere pieno di benevolenza, non solo verso i parenti e i congiunti, siano essi principi, condottieri, ricchi, vicini o lontani, ma anche verso gli estranei e tutti quelli che vengono da te. Se praticherai la carità, arriverai alla suprema beatitudine. Sii misericordioso verso tutti gli oppressi. Abbi sempre presente nel cuore il modello offerto dal Signore quando dice: ‘Voglio la misericordia e non il sacrificio’ (Mt 9,13). Sii paziente con tutti, non solo con i potenti ma anche con i deboli. Io sono orgoglioso di appartenere al mondo in cui mille anni fa un re ha scritto un testo del genere!

L’uomo, che troppo piccolo deve camminare sotto le stelle, è in grado di sentirsi grande e di raggiungere la sua meta e trovare il senso in se stesso, solo se e in quanto crede che Qualcuno da su lo vede e lo conosce. Questa fede, diventata mentalità comune, ha reso capaci i singoli e le società di riconoscere i concetti della persona umana, dell’uguaglianza, della carità e della misericordia, del perdono e della nonviolenza come valori da apprezzare e ideali a cui tendere. Senza questo fondamento, la civiltà europea non sarebbe mai stata in grado di costruirsi come comunità sociale. Non sarebbe mai stata capace di percepire ed accettare la tolleranza, se prima non avesse sentito e, almeno idealmente, accettato l’esortazione che oltrepassa la mera logica umana: A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra (Lc 6,29), … perdonate e vi sarà perdonato (Lc 6,37), Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare (Rm 12,20).

 

2. L’Europa senza Dio

D’altra parte già da qualche secolo ci fanno impressione le teorie di non pochi che, con molta passione, sostengono di sentire il proprio dovere di difendere la dignità e la libertà della persona umana da una certa idea di Dio che, a parer loro, aliena l’uomo. Ed in questo senso si ritiene necessario tutelare l’uomo dalla Chiesa e dalla religione in genere. Questa corrente filosofica è nata ed è molto presente nella mentalità del nostro Continente. Molti suoi seguaci, o almeno simpatizzanti, occupano i seggi del Parlamento europeo, ignorando che la nascita dell’Europa, come anche l’idea dell’UE, è opera di uomini profondamente credenti!

2.1. Dove porta l’affermazione “Dio è morto”?

Il significato etimologico della parola stessa e la sola logica ci fanno capire che un morto può darci solo la morte. D’altra parte siamo sicuri che la religione genuina e la dottrina evangelica non minacciano, ma liberano e proteggono l’uomo fino in fondo. Ciononostante, da cristiani dobbiamo sentirci sfidati a porci qualche domanda di fondo, per cercare di capire quanto anche noi siamo colpevoli dello stato d’animo in cui si trova l’Europa attuale. Una delle più difficili e nello stesso tempo più amare e scoraggianti domande è quella di come e perché era ed è, sembra sempre di più, possibile che la gente che cerca le risposte sul senso della vita anche dopo Cristo sceglie il nichilismo. Perché il cuore umano non è soddisfatto e convinto della risposta tanto umana da diventare divina sulla fondamentale domanda di senso, che viene posta a ogni uomo in quanto essere dotato della ragione: chi sono, da dove vengo, dove mi trovo e dove vado? Perché facciamo tanta fatica a credere alla risposta rivelata da Cristo e in Cristo: Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14,6) sigillata dal fatto che lui dopo aver offerto se stessoin riscatto per tutti (1Tim 2,6) ha mandato a dirci: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro (Gv 20,17). Come mai sull’orizzonte cristiano si è levato e continua a risuonare l’annuncio: Dio è morto! (Nietzsche, Die fröhliche Wissenschaft, 125). Che conseguenze ha avuto e potrà ancora avere questa scelta?

2.2. L’uomo senza Dio

Il posto di Dio viene pensato e riservato al superuomo – Uebermensch di Nietzsche. Dopo aver cacciato Dio dalla propria vita, l’uomo viene colto dall’indomabile smania di potere e di dominio. Le conseguenze sono note a tutti. Nel tentare di introdurre un nuovo ordine mondiale, l’Europa, e con essa l’umanità intera, ha percorso le sue più lunghe e più tragiche vie crucis. Per gli stessi motivi di potere e di predominio, l’Europa è stata spinta in due guerre mondiali e spaccata in due. Per dimenticare Auschwitz e la Siberia, simboli di tanti luoghi del rinnegamento di Dio e della sconfitta dell’uomo, furono serviti su un lato della tavola europea i prodotti dell’ideologia e sull’altro quelli del benessere. La prima, pare, sia crollata sotto il proprio peso. L’altra regge ancora, cercando di estendersi nel comune entusiasmo. Esiste tra queste due parti ideologiche dell’Europa una differenza sostanziale?

2.3. Il caso della Bosnia ed Erzegovina

Qui devo aprire una piccola parentesi invitandovi a soffermare la vostra attenzione sul caso della mia patria, la Bosnia ed Erzegovina, che è servita da carta assorbente per lo stato d’animo di una e dell’altra parte d’Europa. La sua storia travagliata l’ha fatta diventare un paese dell’incontro e di una certa sintonia di base tra i diversi popoli, culture e religioni. Però, questo povero Paese, come tanti in altre parti del mondo, in molti casi è servito da parafulmine per l’Europa. Ogni volta, già dai tempi degli antichi romani, quando in qualsiasi parte del continente europeo iniziava a tuonare, da noi c’erano i fulmini. Questi poveri popoli pativano la sete della giustizia e della pace da tanti secoli. Quando stava per spaccarsi l’ultimo giogo, quello comunista, la gente sperava nell’alba della libertà. Ma le forze del vecchio regime erano decise a non lasciar prendere dalle loro mani il dominio assoluto e l’ideologia che lo giustificava, sotto le parole: ciò che abbiamo conquistato con il sangue, non lo lasceremo senza il sangue. Tutti i tentativi di risolvere le tensioni con il dialogo sono falliti, perché il più forte voleva imporre la sua volontà. E tanto sangue fu versato. Il paese dell’incontro è stato trasformato nel campo dello scontro. La matrice ideologica era: coloro che non accettano il nostro dominio devono andarsene. Interi popoli furono spinti sull’orlo dello sterminio. Le conseguenze dell’aggressione e della guerra tutti contro tutti fu di circa 250.000 morti, due terzi della popolazione cacciati dalle proprie case, il Paese distrutto e diviso. Il Paese dell’incontro, per la violenza dell’ingiustizia fatta, si è trasformato in una regione dello scontro. Il più forte ha perso tutto ciò che voleva permettendosi tutto e ignorando tutti i principi morali perché non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno (Lc 18,2). Durante la guerra mi sono chiesto molto spesso se la compassione umana sia possibile senza almeno una vaga e forse incosciente idea di Dio. Mi sembra di dover dire che il sistema ateo-comunista e coloro che in esso sono stati educati hanno dato una risposta negativa.

Dopo quattro anni di una guerra che non finiva, sono intervenuti i potenti del “mondo democratico”, perché non potevano più guardare gli orrori. Con la forza militare hanno fermato la guerra e imposto la pace, dividendo il Paese secondo il criterio etnico, rendendolo così incapace di vivere. La guerra ingiusta, imposta dalla voglia del potere, è stata coronata dalla pace ingiusta, imposta dalla voglia del dominio. Sulla domanda perché hanno diviso il Paese in maniera del tutta ingiusta, premiando l’aggressione e la pulizia etnica, i politici dell’Europa democratica hanno risposto, senza la minima vergogna: perché così voleva la Russia e, del resto, così la guerra ha tracciato la linea di divisione. Dieci anni di pace ingiusta hanno fatto vedere tutto l’assurdo del concetto politico di Dayton, ma il cosiddetto “grande fratello” lo ritiene giusto e deve essere giusto. Anzi, lodato! Mi viene il dubbio, se la giustizia sia possibile senza morale e se la morale non risulti una follia senza il fondamento spirituale. Questo atteggiamento ipocrita ha generato un pensiero sconvolgente che dice: se uccidi una persona vieni processato, se uccidi dieci persone vai in galera ma se uccidi migliaia di persone ti chiamano a Ginevra per trattare sulla pace! E si potrebbe aggiungere che se nel nome delle grandi potenze, riesci ad imporre una pace ingiusta e dichiari al mondo il messaggio che la convivenza dei diversi non è possibile, ricevi il Premio Nobel.

2.3. Dove si trova l’Europa?

Pare che ci manchi il coraggio di chiederci sul serio in che stato di salute si trovi l’Europa. Temo che si debba riconoscere la vera sconfitta nel fatto che dopo diciotto secoli dall’inizio dell’era cristiana, in qualche modo, l’Europa ha preferito la risposta della mitologica dea Fee a quella di Cristo. Vale a dire, la dea Fee risponde alla menzionata domanda di fondo che gridava all’uomo perso nel buio della notte in mezzo ad un bosco: Tu vieni dal nulla, tu sei nessuno e ti trovi a due passi dalla tomba. A motivo della sua fede nell’esistenza di Dio, ad un cristiano non è permesso il pessimismo sul futuro del mondo perché il cristiano non viene mai vinto, ci incoraggia sant’Agostino, che nello stesso tempo ammonisce ricordando: Dio ti ha creato senza di te, ma non ti salverà senza di te. La storia ci fa capire che la conseguenza delle culture e delle civiltà fondate solo sul fondamento umano e perciò troppo umano, non consiste solo nella sofferenza dell’umanità ma anche nella scomparsa delle stesse culture e civiltà. Senza una risposta personale, l’uomo rinuncia a ciò che lo costituisce come persona, provocando il crollo della propria torre di Babele. L’impero romano era molto più grande e potente delle grandi alleanze di oggi. Una considerazione simile si potrebbe fare anche sul mondo comunista-sovietico. Ciò nonostante è andato perso. La sua malattia di base, temo, che abbia colto il mondo occidentale e l’Europa in particolare. Ricordo solo che la legge romana stabiliva che il pater familiae ha diritto di vendere o dare in pegno, esporre, uccidere i neonati (Bonfante, Corso di diritto romano, I, 71). Oggi l’Occidente, in modo particolare l’Europa, cede sempre all’ingannevole e pericolosa teoria che in nome della libertà ogni uomo debba avere il diritto di rinnegare, vendere o uccidere la vita. Nella società senza Dio non c’è posto per l’uomo, perché non c’è vero ossigeno per la vita. La vita perde il suo valore, cioè cessa di essere un valore, se l’egoismo e la violenza occupano il posto dell’amore e della compassione. Basta, purtroppo, menzionare i tre più gravi attentati alla vita: l’aborto, i matrimoni omosessuali e l’eutanasia. Nel lungo termine neppure le leggi e l’ordine pubblico riescono a garantire la pace tra gli uomini. C’è da temere che l’Europa di oggi sta intraprendendo un forte complotto contro i valori della vita! Da questo fatto erompe la paura esistenziale che impregna tutta la società occidentale. Allora, che scelta ci rimane?

 

3. La speranza o la paura?

Quando stava per crollare il mondo romano, la giovane e genuina Chiesa è stata in grado di “coltivare” i nuovi popoli, chiamati barbari, che allora hanno dominato l’Europa. E’ così anche questa volta? O si è fatta, a modo suo, anche lei complice del complotto contro la vita, sposando in tutto la mentalità di una società che si affida al bene materiale, alle proprie strutture e al dominio trascurando la propria missione di liberare e promuovere l’uomo come figlio di Dio? Mi pare che dalla risposta a questa domanda dipenda il livello delle nostre paure e della nostra speranza. Io sono convinto che chi pretende oggi in Europa di vivere la speranza deve domandarsi quale sia il proprio approccio al valore fondamentale della vita e della persona umana. Il valore della vita non regge senza la grammatica della legge morale universale, di cui parla Papa Giovanni Paolo Secondo nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno. L’universo è composto da piccoli atomi. L’umanità dalle singole persone, tra cui ognuno di noi. Nessuno, specialmente i cristiani e i credenti di questo mondo, è condannato alla paura. La speranza e la salvezza della vita e anche dell’Europa sono legate con la corda della fede nell’al di là, e alla fedeltà alla propria missione di essere uomini e di educare gli uomini a diventare figli di Dio. L’Europa è malata! Potrà guarire e rinvigorire solo con la Sostanza trascendentale. Il ruolo dei credenti di tutte le denominazioni è non soltanto incisivo ma, direi, decisivo. Per poterlo far bene, dobbiamo fare la nostra scelta per la vita, per l’amore preferenziale per i poveri e per la cultura della nonviolenza, della giustizia e della pace e fratellanza tra i popoli. Se ci sarà una “massa critica”, e ciò non sarà possibile senza passi più coraggiosi in campo ecumenico e interreligioso, non dobbiamo temere. L’Europa sarà se stessa, vale a dire la casa comune di tutti gli Europei, in cui è stato sempre un posto riservato per Dio. Però, pur tropo, non sempre anche per l’uomo! Il tempo della tentazione di rimuovere il posto riservato per Dio è tropo breve nella lunga stria dell’Europa! L’anima dell’Europa sono stati e lo possono essere in futuro solo coloro che hanno una anima. E sono coscienti, fieri e responsabili di averla!

 

Conclusione

L’Europa non è mai stata del tutto priva del senso di Dio. Anche nei suoi periodi più bui sono apparse grandi stelle nel suo firmamento. Però, se potessimo essere sicuri che Dio non esiste, l’Europa dovrebbe fargli il più grande monumento possibile, per il ruolo che l’idea di Dio ha svolto nella sua storia e per il contributo che ha dato alla sua cultura e civiltà. I credenti e i cristiani in Europa non devono arrossire troppo per ciò che hanno contribuito i loro antenati al progresso di questo Continente. Però, questa grande eredità ci obbliga a cercare di liberarla da tutto il troppo umano che le è stato aggiunto. L’Europa e il mondo non hanno alternativa a ciò che Dio propone al genere umano! Solo con Dio, vale a dire con il cielo aperto l’uomo è in grado di salvare la vita e la dignità della persona umana. L’uomo è tanto grande che solo Dio può essere suo garante. Ma l’uomo è tanto pericoloso che solo Dio è capace di proteggerlo da lui stesso. E’ bello sapere, con la sapienza della fede, che Dio è innamorato dell’uomo e che non è disposto a perderlo. Questa è la più grande eredità di tutti gli Europei, che ci incoraggia, obbliga e unisce nello stesso tempo e nella stessa misura tutti!
 
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